Direzione regionale Musei nazionali Veneto

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA LAGUNA DI VENEZIA | Isola di Lazzaretto Vecchio 

#iorestoacasa

#museichiusimuseseiaperti

 

Fu il doge  Francesco Foscari che nel 1423 volle fare dell'isola il presidio sanitario della Serenissima per l'isolamento e il ricovero dei malati di peste.

Francesco Foscari nasce a Venezia nel 1375 da una ricca famiglia dedita alla mercatura, ma alle attività mercantili preferisce l'esercizio della diplomazia, dote che lo porta presto a soddisfare le proprie ambizioni politiche. Ottenuta la carica di doge la mantenne per 35 anni, quando, vittima di una cospirazione che colpì il suo unico successore rimasto, il figlio Jacopo, ormai ultra ottantenne fu destituito dal suo ruolo. Morì pochi giorni dopo e venne pubblicamente riabilitato nelle solenni esequie che gli furono riservate.

La singolare vicenda ispirò la cultura romantica di primo Ottocento producendo il famoso dramma di Byron,The two Foscari, da cui Giuseppe Verdi trasse spunto per la sua opera lirica, I due Foscari, composta nel 1822 su libretto del mestrino Piave.

Ancora oggi la sua immagine domina l'ingresso di Palazzo Ducale, dove è rappresentato in ginocchio davanti al leone di San Marco, al disopra  della Porta della Carta. La sua sepoltura monumentale campeggia nel presbiterio della Basilica dei Frari. 

Lo ricordiamo ora, in queste circostanze drammatiche per la pandemia che ci colpisce, per la sua opera lungimirante nei confronti di un'emergenza sanitaria che anche allora era di porta europea. Un'isola della laguna di Venezia, allora Santa Maria di Nazareth, poi Lazzaretto Vecchio, venne organizzata in modo tale da essere un esempio per tutta Europa.

 

GLI EDIFICI

 

ll Generalato o Fondaco (foto1 e foto 2)

 

La visita virtuale di Lazzaretto Vecchio inizia con il racconto di alcuni edifici. Il  Generalato o Fondaco, a due piani con pianta a L, è ciò che rimane dell’originale chiostro conventuale annesso alla chiesa di S. Maria di Nazareth, primo edificio costruito sull’isola nel 1249, oggi non più esistente.

Risale al 1423 il primo cambiamento di funzione, anno in cui con il Decreto di Istituzione del Lazzaretto, l’edificio da convento diviene Ospedale. Il nome Generalato (o Priorato o Bailato) risale proprio a questa fase storica, in quanto l’edificio ospitava le camere riservate ai Baili provenienti da Costantinopoli, ai Provveditori Generali e ai Rettori che rientravano dal Levante.

Si ha notizia di un importante intervento di restauro nel 1754, documentato in una epigrafe sulla piazza del Priorato, ed di un successivo del 1787, condotto da Tomaso Scalfuroto.

Risale all’Ottocento la denominazione di Fondaco, di levante e di ponente, quando il piano terreno dell’edificio veniva utilizzato principalmente per la conservazione delle merci.

A partire dal 1852 e fino al 1967 l’isola del Lazzaretto Vecchio diviene Presidio Militare. In questi anni i militari eseguiranno vari interventi, rimaneggiamenti e demolizioni su tutta l’isola. Dell’originario chiostro conventuale verranno demoliti l’ala nord ed est, il cosiddetto Fondaco di Levante, oltre alla chiesa di Santa Maria di Nazareth col suo campanile. Infine tra il 1978 e il 1998 l’isola ospitò un canile e anche durante questa fase furono operati diversi rimaneggiamenti all’interno dell’immobile.

Nel futuro assetto dell’isola previsto dal Masterplan elaborato dalla Direzione Generale Musei del Veneto, il Generalato ospiterà al piano terra la biglietteria del museo archeologico nazionale della Laguna di Venezia, un bookshop, oltre a servizi di ristorazione e igienici. Al primo piano ospiterà una foresteria.

 

Il Priorato (foto 3 e foto 4)

 

L’edificio del Priorato, era destinato ad ospitare il Priore e la Priora, coloro ai quali era affidato la gestione dell'isola quando venne destinata a Lazzaretto. L’anno di costruzione può essere individuata fra il 1423 e il 1478. Si ha notizie di restauri nella seconda metà del 1600 e poi nel 1754.

L’edificio mantenne questa funzione fino alla metà dell’800, quando l’isola divenne Presidio Militare. Il Priorato,  allora adibito a residenza per le truppe al piano superiore, subì diverse trasformazioni nel suo impianto originario.

Anche fra il 1978 e il 1998 – quando l’isola ospitò un canile – furono eseguiti piccoli interventi di trasformazione dell’immobile.

Risale al 1994 il primo intervento di restauro di tutto il sistema di copertura e della facciata sulla piazza, operato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici di Venezia e Laguna. Si annota anche un intervento di consolidamento statico strutturale delle fondazioni del perimetro esterno, fronte laguna, eseguito nel 2004 dall’allora Magistrato alle Acquee di Venezia,  oggi Provveditorato interregionale ai Lavori Pubblici.

Nel progetto di valorizzazione dell'isola, come previsto nel Masterplan redatto dalla Direzione regionale Musei del Veneto, verrà mantenuta la destinazione originaria a magazzini e locali tecnici al piano terra; mentre il primo piano ospiterà gli uffici di direzione del Museo con annesse sale riunioni.

 

Il Tezzone Vecchio (foto 5 e foto 6)

 

L’edificio a pianta longitudinale con copertura a falde denominato Tezzone Vecchio risale alla seconda fase costruttiva dell’isola, quando nei primi decenni del '400 venne destinata a Lazzaretto.

La sua prima funzione d’uso fu quella di ospedale per gli appestati o sospetti contagiati di peste.

Non si conosce l’anno esatto della prima costruzione del Tezone, anche se si può senz’altro affermare che l'edificio esisteva già nel 1552, anno in cui compare in una delle più antiche rappresentazioni prospettiche del Lazzaretto Vecchio. E’ tuttavia certo che la costruzione, o meglio ricostruzione, del Tezone nelle forme architettoniche attuali risalga al 1565: lo testimonia la pregevole iscrizione sottostante l’altorilievo che adorna il portale di ingresso all’edificio.

Nel 1633-34, terminata l’ultima grande epidemia di peste, il Tezon Vecchio fu oggetto di un generale restauro.

Il primo cambio di destinazione d’uso arrivò nella seconda metà del ‘600 quando il Tezone passerà da luogo adibito a ricovero degli ammalati e sospetti contagiati a magazzino per la contumacia delle merci.

Nel 1700 l’edificio subì ripetuti e parziali interventi di restauro: risale al 1787 il progetto redatto dal proto Tomaso Scalfuroto che per motivi pratici legati al carico delle navi, decise di dividerne in due la superficie.

Fra il 1852 e il 1967 il Lazzaretto Vecchio divenne presidio militare e l’edificio subì modesti interventi e rimaneggiamenti come deposito di polveri da sparo.

Risale al 1998 la messa in sicurezza della copertura effettuata dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici di Venezia e Laguna.

Infine fra il 2004 e il 2008 il Magistrato alle Acque (oggi Provveditorato interregionale alle opere Pubbliche) si è occupato di diversi interventi strutturali e di consolidamento, riguardanti le mura perimetrali di fondazione lungo il canale, il sistema di copertura e la realizzazione di una vasca in c.a. per il contenimento dell’acqua alta nella seconda parte del Tezzone, quella ad est.

Il Masterplan elaborato dalla Direzione regionale Musei del Veneto prevede di utilizzare tutta la superficie del Tezzone Vecchio per il futuro Museo Archeologico Nazionale della Laguna di Venezia.

 

La Cavana (foto 6 e foto 7)

 

Il caratteristico edificio a ponte di pianta quasi quadrata denominato Cavana fu costruito nel 1586, quando l’isola era destinato a Lazzaretto da oltre un secolo. Le fonti storiche fanno riferimento anche nel '400 alla presenza in isola di una ‘cavana’, ma si trattava con certezza di un altro edificio con diversa ubicazione.

Il primo piano sopra la Cavana cinquecentesca conteneva ‘camere e cucina, terazi attorno, portelo e scala di accesso’ dunque era utilizzata come sorta di corpo di guardia per l’accesso al Lazzaretto dal lato sud dell’isola. Lo spazio sottostante invece era adibito a ricovero dell’imbarcazione del Priore ed anche all’espurgo delle spugne e delle cere.

Nella prima metà del Settecento il primo piano della Cavana sarà utilizzato per la contumacia delle merci.

Com’è noto fra il 1852 e il 1967 il Lazzaretto Vecchio divenne presidio militare e durante questi anni tutti gli edifici del complesso subirono varie modifiche e rimaneggiamenti.

Risale al 2004 l’intervento statico-strutturale di consolidamento delle fondazioni dell’edificio, lungo il suo perimetro esterno, frutto di un grosso intervento condotto sull’isola dal Magistrato alle Acquee (oggi Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche).

Considerata la posizione dell’edificio, il Masterplan redatto dalla Direzione regionale Musei del Veneto prevede di utilizzarlo come sala regia (o control room) per il controllo da remoto di tutta l’isola e come sede degli uffici di Archeoclub Italia, sede di Venezia.

 

Contumacia al Morer (foto 8)

 

L’edificio a pianta longitudinale, a due piani, denominato Contumacia al Morer venne costruito intorno al 1564. In questa fase molte delle prime strutture provvisorie in legno, realizzate quando l’isola venne destinata a Lazzaretto, furono trasformate in edifici stabili in muratura. La Contumacia al Morer era destinata alla funzione di ricovero per gli appestati.  

Nel 1794 l’edificio fu ricostruito su progetto degli ingegneri Giuseppe Ferro e Carlo Zola, con materiali di recupero provenienti dalla demolizione di un precedente edificio che si trovava nell'Isola del Lazzaretto Nuovo.

Durante il periodo in cui l’isola fu presidio militare (1852-1967), quasi tutti gli edifici subirono interventi e rimaneggiamenti per consentire l’adattamento alle nuove funzioni.

La Contumacia al Morer, che versa oggi in condizioni di degrado molto avanzate, manterrà in qualche modo la sua funzione originaria anche in futuro, dal momento che, secondo il Masterplan elaborato dalla Direzione regionale Musei del Veneto, dovrà ospitare una foresteria, con reception e tutti gli spazi di servizio necessari.

 

La Crozzola e la Catinazza (foto 9 e foto 10)

 

L’edificio denominato Crozzola fu costruito nel 1525 ed era destinato ad alloggio per gli appestati; l’attigua Catinazza era un ambiente di servizio, come suggerisce lo stesso nome (catinazza da cucinazza).

Il termine Crozzola deriva dal impianto planimetrico dell'edifico a forma di T ( a croce, appunto) con l’attigua Tezza alla Manega.

Risale al 1730 la prima documentata ristrutturazione della Crozzola, alla quale seguì un nuovo restauro nel 1761.

Quando l’isola divenne presidio militare fra il 1852 e il 1968 la Crozzola e la Catinazza vennero utilizzati come depositi di polvere da sparo e in virtù di questo subirono alcune modifiche nel loro assetto interno.

Una lunetta decorata da un elemento in ferro e posta sul prospetto ovest della Crozzola ricorda la data 1886, anno in cui avvenne una parziale ricostruzione dell’edificio.

Entrambi gli edifici sono al momento privi di copertura e le pareti interne della Crozzola presentano lacerti di intonaco con interessanti scritture parietali. 

A partire dal 2019 il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche ha iniziato un lungo intervento di restauro e recupero funzionale degli edifici Crozzola, Catinazza e Tezza alla Manega, in conformità a quanto la Direzione Regionale Musei ha previsto per questa zona dell’isola. Secondo il Masterplan infatti i tre edifici ospiteranno una sala congressi con servizi e locali tecnici e annessi e un bar ristorante con annessa sala.

 

 

CARTOGRAFIA STORICA

L'ISOLA DI LAZZARETTO VECCHIO…com'era

 

 Questo viaggio attraverso il tempo farà conoscere il contesto storico-monumentale dell'isola dal XII-XIV secolo fino al 2017.

E' possibile ripercorrere gli oltre 800 anni di vita di Lazzaretto Vecchio utilizzando diversi punti di vista. Si passa dalla cartografia storica del XV- XVII secolo, conservata all'Archivio di Stato di Venezia, con una visione a volte fantasiosa secondo i canoni del tempo alle mappe più rigorose che documentano i primi rilievi effettuati nel XIX  secolo, per finire alle immagini fotografiche che mostrano il crescente degrado che ha colpito l'isola nella seconda metà del '900 fino alle attività di messa in sicurezza e restauro del 2000. Si tratta di una documentazione preziosa per impostare il lavoro dei tecnici Mibact e del Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche che stanno interagendo per garantire il futuro dell'isola, come luogo della cultura fruibile al pubblico. 

 

Tommaso Temanza, Antica Pianta dell’inclita città di Venezia, 1780 (fig. 1)

L’immagine è tratta dal testo “Antica pianta dell'inclita città di Venezia: delineata circa la metà del XII  secolo, ed ora per la prima volta pubblicata, ed illustrata, dissertazione topografico-storico-critica”, scritto da Tommaso Temanza (Venezia 1705  ̶ 1789) nel 1780.

Si tratta di una pianta che rappresenta la città, orientata ad est verso l'alto, nella quale sono simbolicamente raffigurate le chiese indicate con i rispettivi toponimi. E’ una copia, incisa dallo stesso Temanza, di un manoscritto su pergamena di Fra’ Paolino Minorita del 1346, conservato alla Biblioteca Nazionale Marciana (Chronologia Magna ab origine mundi).

Questo disegno rappresenta dunque lo stato della città di Venezia nel XIV secolo, anche se Temanza riteneva che il manoscritto rappresentasse lo sviluppo raggiunto dalla città nel XII secolo.

La mappa di Fra’ Paolino è la prima rappresentazione, pur se simbolica e molto schematica, di Venezia e di conseguenza anche dell’isola del Lazzaretto Vecchio, indicata ancora con il suo primo nome di Santa Maria di Nazareth (Sa Ma d’ na(zareth)o), in cui si riconoscono una chiesa e il suo campanile.

 

Benedetto Bordone, Pianta prospettica della città e delle lagune, 1528 (fig. 2)

L’interessante Pianta prospettica della città e delle lagune  proviene dal cosiddetto Isolario, testo pubblicato da Benedetto Bordone nel 1528 (BMV, Libro nel qual si ragiona di tutte le isole del mondo, cc.29 v-30r), opera geografica e di erudizione.

Questa pianta costituisce il primo esempio conosciuto di rappresentazione dell'intera laguna, ottenuta deformando il rapporto delle distanze tra la città e le isole.

Benedetto Bordone disegna qui l’isola del Lazzaretto Vecchio come un recinto chiuso da un’alta muraglia che delimita lo spazio della malattia e della morte. L’immagine, pur nella sua schematicità, mette in evidenza l’accesso principale all’isola caratterizzato da un lungo pontile, sul lato ovest, e una successione di camini che simboleggiano uno dei principali metodi di disinfestazione degli oggetti e delle merci per mezzo della fumigazione.

 

Domenico Gallo e Nicolò del Cortivo, mappa acquarellata su pergamena del litorale di Malamocco (particolare), ASVE, Savi ed esecutori alle acque, Serie Lidi, dis.5 (fig. 3)

Quest’immagine rappresenta un dettaglio di una delle più antiche rappresentazioni prospettiche del Lazzaretto Vecchio, realizzata nel 1552 da Domenico Gallo e Nicolò del Cortivo e contenuta in una bellissima mappa acquarellata su pergamena del Litorale di Malamocco conservata all’Archivio di Stato di Venezia.

Sebbene molto schematica, vi si possono riconoscere la Chiesa dell’originario insediamento degli Eremitani col suo campanile e alcuni degli edifici destinati a ospedale per gli appestati.

 

Anonimo, Disegno della laguna, seconda metà del XVI secolo (particolare) (fig. 4)

Si tratta di un disegno inedito della laguna di Venezia, conservato all’Archivio di Stato di Venezia, una delle prime rappresentazioni prospettiche dell’isola del Lazzaretto Vecchio.

Si riconosce la chiesa col suo campanile e alcuni edifici che pur nella loro schematicità alludono all’uso come lazzaretto dal momento che sono rappresentati con molti camini che, all’epoca, erano funzionali alla fumigazione delle mercanzie e degli oggetti.

 

George Braun, Pianta prospettica della città di Venezia, 1575 (fig. 5)

Questa pianta prospettica della città di Venezia è opera di George Braun e fu redatta a Colonia nel 1575. L’isola del Lazzaretto Vecchio appare qui composta da due nuclei edilizi; uno, sulla destra, rappresenta il nucleo conventuale originario con la chiesa e il suo campanile, e l’altro sulla sinistra rappresenta un grande edificio a quadrilatero con camini, destinato ad ospitare l’ospedale per gli appestati.

Si tratta evidentemente di una ricostruzione di fantasia, dal momento che è certo che la chiesa non avesse ne’ una ripartizione dell’aula a tre navate ne’una facciata a salienti. Non essendo pervenute piante relative a questo periodo storico, non siamo in grado di esprimerci sulla forma quadrilatera con cui viene rappresentata la zona di ricovero per gli appestati.

 

Ignazio Danti, Pianta prospettica della città di Venezia,1581 (fig. 6)

Questa pianta, come quella di George Braun del 1576, descrive l’isola del Lazzaretto Vecchio in maniera ideale, con l'immagine di due nuclei edilizi, quello originario, costituito dalla Chiesa, dal Campanile e dagli edifici dell’originario convento degli Eremitani, e un secondo nucleo rappresentato dall'Ospedale vero e proprio, un grande edificio a corte caratterizzato da una serie di camini. I camini, com’è noto, simboleggiano uno dei principali metodi  di disinfestazione degli oggetti e delle merci allora in voga, noto come fumigazione.

 

Stefano Codroipo, Mappa del Lazzaretto Vecchio per aggiunta di Teze, 1737, ASVe, Senato, Mar, Filza 974, disegno 1 (fig. 7)

Il disegno inedito conservato all’Archivio di Stato di Venezia rappresenta un progetto di ampliamento del Lazzaretto Vecchio con quattro Teze. Solo due di queste verranno realizzate: il Tezon ai Morti e il Tezon al Pozzo. Questo documento, seppure incompleto per la mancanza del nucleo storico più antico costituito dalla Chiesa, Campanile, Bailato e Priorato, è fondamentale per la rappresentazione del progetto che portò al completamento dell'assetto definitivo del Lazzaretto.

 

Francesco Zucchi, Teatro delle fabbriche più cospicue in prospettiva. Il Lazzaretto Vecchio, 1740 (fig. 8)

Francesco Guardi, Veduta del Lazzaretto Vecchio, seconda metà del XVIII secolo (fig. 9)

Antonio Visentini, Isolario Veneto. Tavola XII, Isola del Lazzaretto Vecchio, 1777 (fig. 10)

Le immagini proposte rappresentano tre vedute dell’isola del Lazzaretto Vecchio riprese dal medesimo punto di osservazione, ossia da ovest. Furono realizzate nel corso del Settecento e documentano con ricchezza di particolari le strutture presenti nel Lazzaretto e la loro attività. Sono chiaramente riconoscibili il Priorato con il Belvedere, l’edificio del Bailato (ex-convento), la chiesa con il campanile, la Tezetta addossata alla chiesa, la Tezetta ai Morti con la casa dei bastazi (facchini e becchini). Inoltre sono ben visibili i due caselli da polvere, caratteristici edifici costruiti a forma di cubo sormontato da un’alta copertura a piramide. Tali costruzioni, che si erano diffuse in laguna dopo il 1569, erano diventate delle emergenze architettoniche caratteristiche dell’ambiente lagunare. La rappresentazione degli edifici sopra descritti è importante perché dopo le demolizioni di parte di essi nella seconda metà dell’Ottocento consentono di ricreare un immagine del Lazzaretto Vecchio nel momento del suo massimo sviluppo edilizio.

 

John Howard, Pianta del Lazzaretto Vecchio con funzioni, 1789 (fig. 11)

Questa pianta fu pubblicata nel testo Ragguaglio sui più importanti lazzaretti d'Europa dell’inglese John Howard nel 1789, dopo un suo viaggio in Italia.

L’importanza documentale è dovuta al fatto che Howard visitò personalmente l'isola di Lazzaretto Vecchio, vi trascorse un periodo come ospite e dunque fu in grado di dettagliare la pianta con tutte le funzioni presenti nei vari edifici. E’ ben leggibile ad esempio il sistema che consentiva l'accesso all’isola. A tale proposito è di estremo interesse notare che sul lato est del Lazzaretto si trovavano ben cinque pontili, che consentivano l’accesso al sistema di Tezoni a L nel quale venivano isolati i carichi di più navi contemporaneamente. Questo assicurava a tutto il settore orientale dell’isola il funzionamento della contumacia delle merci secondo precise regole di funzionalità e razionalità.

Si tratta della prima pianta che documenta l’assetto definitivo e completo degli edifici del Lazzaretto, quando assunse la funzione principale di contumacia delle merci, assetto che rimarrà sostanzialmente immutato fino alla seconda metà dell’Ottocento. In tale periodo l'isola venne destinata a presidio militare, e per adeguarla alla nuova funzione furono intraprese importanti trasformazioni e demolizioni.

 

Vanzan Manocchi, Pianta attuale dell’isola del Lazzaretto Vecchio tratta da quella del Perito Cornello del 1597 e delineato con diverse aggiunte dall’Ingegner Vanzan Manocchi nel 1813  per conto del Sig. Bernardo Soranzo presente Regio Direttore, 1813 , ASVe, Magistrato alla Sanità Marittima, Lazzaretti, disegni, 1813, Vanzan Manocchi, b. 60 (fig. 12)

La pianta dell'isola di Lazzaretto Vecchio elaborata dall’Ingegner Vanzan Manocchi costituisce il primo vero rilievo tecnico dell’isola e dei suoi edifici e risale al 1813, anche se l’autore dichiara di aver utilizzato come modello la pianta del Perito Cornello del 1597, che purtroppo non ci è pervenuta. Il rilievo planimetrico contiene informazioni non solo sulla precisa nomenclatura di ogni singolo edificio, ma anche sull’importante sistema dei recinti d’isolamento presenti sull’isola. Ci mostra inoltre la pianta dettagliata di alcuni edifici non più esistenti come la Chiesa col suo Campanile, le Casette Rosse, il Parlatorio e i due Caselli da polvere.

E’ interessante notare la zona orientale dell’isola, che mette in evidenza il sistema a tezoni e maniche, successivamente trasformato nella seconda metà dell’Ottocento. Questi edifici sono rappresentati come lunghi capannoni in muratura con un lato aperto perché destinati all’isolamento e spurgo delle merci come richiedeva il protocollo della contumacia. Si trattava di lunghe tettoie aperte verso sud, sostenute da pilastri e chiuse sul lato nord da muratura continua. Oggi invece, a seguito delle trasformazioni ottocentesche, gli edifici appaiono chiusi su entrambi i lati. 

 

Bernasconi, Siti pittoreschi e prospettivi delle lagune venete, 1838 (incisione di Vincenzo Sgualdi) (fig. 13)

Quest’immagine prospettica raffigura l'isola di Lazzaretto Vecchio ripresa da sud est, punto di vista differente rispetto ad altre vedute più note dell’isola, che testimonia con grande precisione lo stato di degrado degli edifici in essa rappresentati. A partire da sinistra sono ben riconoscibili il casello da polvere sull’isola dell’Ortaglia, la cui copertura in piombo appare degradata, come del resto quella del secondo casello da polvere, riconoscibile sulla destra, più in primo piano. Appare poi l’edificio a ponte della Cavana, il Tezon Vecchio e la Tezzetta al Pozzo che si conclude al centro dell’immagine con uno di quei caratteristici edifici a torretta chiamato Tabina, ossia la casa destinata ai bastazi, i facchini addetti alla movimentazione e al controllo dell’espurgo delle merci. Infine, sulla destra, la vista della Manica al Pozzo e della Manica ai morti, con i relativi pontili d’ingresso per le merci.

 

Pianta del piano terra e del primo piano degli edifici di Lazzaretto Vecchio, Archivio del Distretto Militare di Padova, 1860-1870 (fig. 14)

La planimetria qui presentata fu realizzata dal Genio Militare italiano alla fine dell’Ottocento. Escludendo le mappe catastali, che forniscono informazioni più generiche, è una delle rare piante elaborate durante il periodo in cui l’isola fu un presidio militare, dal 1852 al 1967. Durante tale periodo il complesso edilizio di Lazzaretto Vecchio fu oggetto di ingenti trasformazioni e demolizioni. Questa interessante documentazione grafica rappresenta lo stato dell’isola fra gli anni ‘60 e ‘70 dell’800, quando cioè la maggior parte delle demolizioni erano compiute, tranne il campanile medioevale dell’antica chiesa di Santa Maria di Nazareth. Appaiono già demoliti invece la chiesa, le casette rosse, il parlatoio, i due caselli da polvere e tutta l’area del cimitero. Si nota anche la trasformazione di tutto il sistema a pettine (tese e maniche) che da capannoni porticati aperti su pilastri sono diventati degli spazi chiusi destinati ad ospitare armi, munizioni e polvere da sparo.

 

Ortofotocarta delle isole della Laguna, Tav. 298, Lazzaretto Vecchio, Marsilio Editori, 1984 (fig. 15)

Questa foto zenitale  mostra l’isola di Lazzaretto Vecchio circa un decennio dopo l’abbandono delle autorità militari che l’avevano utilizzata come presidio fino agli anni ’70 del ‘900.

Durante questi anni l’isola fu occupata abusivamente da un canile e infatti sono ben visibili le recinzioni create per accogliere i cani poste lungo il muro di cinta a nord dell’isola.

Si nota come la vegetazione infestante abbia iniziato ad aggredire anche gli edifici, alcuni dei quali mostrano già gravi segni di degrado delle coperture.

 

Ortofoto dell’isola del Lazzaretto Vecchio, Comune di Venezia, 2017 (fig. 16)

Nonostante risalga a qualche anno fa, questa foto aerea di Lazzaretto Vecchio restituisce un’immagine dell’isola molto vicina a quella attuale. Si notano alcuni edifici rimasti senza copertura (Tezetta, Crozzola, Catinazza e Tezza alla Manega), e altri che versano in avanzato stato di degrado (Contumacia del Morer).

E’ ben visibile il consistente intervento di restauro operato nella zona orientale dell'isola dal Magistrato alle Acque, oggi Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche, fra il 2004 e il 2008. I lavori hanno interessato tutto il sistema a pettine di Teze e Maneghe e parte del Tezon Vecchio. Si è trattato di un recupero statico-architettonico di parte egli edifici  e di un esteso intervento che ha consentito l’arresto del degrado di tutte le murature perimetrali che circondano l’intera isola di Lazzaretto Vecchio.