Direzione regionale Musei Veneto

La collana dei Quaderni del Polo museale del Veneto (dal 2020 Quaderni della Direzione regionale Musei Veneto) nasce come strumento per poter rendere pubblici i risultati delle attività di ricerca, quale seguito della preziosa serie dei "Quaderni della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Venezia" avviata nel 1966 da Francesco Valcanover e proseguita da Giovanna Nepi Scirè, il cui obiettivo, ieri come oggi, era di "dare più vasta diffusione ai risultati di una attività, altrimenti conosciuta ed apprezzata  solo da una ristretta cerchia di studiosi e conoscitori".

Il primo numero della collana, Bi no michi. La Via della Bellezza. Esplorazioni nella cultura giapponese per i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone (2018), curato da Marta Boscolo Marchi direttrice del Museo di arte orientale di Venezia, e Silvia Vesco, docente di Arte giapponese presso il Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea di  ​Foscari, raccoglie i contributi relativi agli studi, ai restauri e alla attività didattica condotti nel 2016. In quell'anno, in occasione del centocinquantesimo anniversario del Trattato di Amicizia e Commercio tra Italia e Giappone (1866), il Museo dedicò un ciclo di conferenze e di attività sulla cultura giapponese nei suoi diversi aspetti: dalle arti visite al teatro, al cinema di animazione, alle tecniche. Tutto il materiale è stato raccolto in questo prezioso volume che segna il costante rapporto di scambio culturale tra le istituzioni italiane e quelle giapponesi (sommario).

Il secondo volume, Obiettivo sul Paleolitico. Il primo cinema della storia (2019), curato da Federica Gonzato direttrice del Museo Nazionale Atestino e del Museo Archeologico Nazionale di Verona, raccoglie le attività e i risultati delle ricerche svolte all'interno del progetto Raccontare per immagini: il primo cinema della storia. Obiettivo sul Paleolitico. Si offre un'interpretazione del Paleolitico, traendo spunto dalle espressioni iconografiche di questo periodo sperimentando una nuova via per avvicinare il pubblico alla vita di 40.000 anni fa, proposta secondo soluzioni comunicative contemporanee. La cinematografia, dai suoi aspetti più antichi alle più moderne tecniche di animazione, si è rivelata uno strumento efficace ed apprezzato dal pubblico, per comprendere appieno la complessità delle immagini paleolitiche: il passato e il presente dell'Uomo risultano accumunati dal medesimo desiderio di comunicare (sommario). 

Il terzo volume della collana, Vivere d'acqua-Archeologie tra Lio Piccolo e Altino (2019), a cura di Marianna Bressan, direttrice del Museo e Area Archeologica di Altino, Diego Calaon,Topografia antica, Dipartimento di Studi Umanistici Università Ca' Foscari Venezia) e Daniela Cottica, Archeologia classica, Dipartimento di Studi Umanistici Università Ca' Foscari Venezia, racconta la mostra che si è tenuta al Centro Culturale Manin di Cavallino Treporti nel 2019. Che aspetto aveva la laguna tra Lio Piccolo e Altino in epoca antica? Ville marittime, strutture per la produzione del sale, peschiere, infrastrutture portuali: tra l'età antica e il primo medioevo il territorio lagunare è distinto da numerose trasformazioni, dettate dai cambiamenti dei corsi fluviali e dei canali lagunari. Attraverso i reperti raccolti in numerose campagne di scavo e ricerche subacquee, la mostra disegna le strutture e le forme cangianti del paesaggio dell'area del litorale antico della città romana di Altino. La narrazione ha come filo conduttore la fondamentale attività archeologica pionieristica condotta da “Tito” Ernesto Canal, alla fine del secolo scorso. Seguendo un percorso cronologico che si snoda dall'età imperiale fino al VI-VII secolo d.C. attraverso reperti mai accessibili al pubblico, la mostra propone un viaggio per comprendere le complesse vicende abitative legate ad un territorio assai dinamico. In un luogo sospeso tra terre, mare e lagune le comunità, profondamente collegate al centro di Altino, hanno imparato a costruire, vivere e “dare forma e struttura” alle acque ed alle barene, facendo di quell'ambiente la loro cultura e identità (sommario).

Il quarto volume, Venezia e Lotto, itinerario di una metamorfosi artistica (2020), a cura di Francesco Trentini, muovendo dalla produzione di Lotto a Venezia, delinea un itinerario cittadino dedicato al pittore veneziano attraverso le opere presenti nelle chiese e nei musei. Prende così forma un percorso che, partendo dai dipinti dell'artista, considera come le sue opere siano state frutto dell'unione e del confronto di diverse richieste e sollecitazioni sociali cui il pittore si trovò a essere mediatore attraverso la propria arte e si trovò ad interagire con le molteplici componenti della realtà sociale della vita cittadina del Cinquecento (copertina).

Il quinto volume Matter and Image. Studies and Conservation at the Museum of oriental Art in Venice (2021), a cura di Marta Boscolo Marchi, raccoglie gli studi di specialisti italiani e  giapponesi del settore, dedicati a opere del Museo d’Arte Orientale di Venezia, in occasione del loro recente restauro. La quasi totalità degli interventi conservativi sono stati sostenuti con finanziamenti statali (sommario pag.1 e pag. 2).

Il sesto volumeIl Redentore benedicente della Ca' d'Oro. Restauro e ricerche per nuove ipotesi attributive, racconta il restauro del Redentore benedicente attuato grazie all'intervento pubblico, una collaborazione tra la Direzione regionale Musei Veneto e l'ICR, in una sintesi critica di interrogativi storici, artistici, di storia conservativa e tecnico-scientifici. Il Redentore benedicente attribuito a Giusto di Gand della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro è un dipinto su tela estremamente danneggiato, lacunoso e fragile, nel quale gli strati pittorici sono in gran parte perduti. Il forte degrado in cui versava l'opera richiedeva uno studio critico e approfondito nella ricerca di metodologie idonee e necessarie allo sviluppo dell'intervento di restauro. La pubblicazione nasce da un lavoro di tesi di diploma della Scuola di Alta Formazione dell'Istituto Centrale del Restauro, volto ad affrontare problematiche critiche e operative di particolare complessità che si sono focalizzate nella soluzione dei problemi strutturali e, in secondo luogo, di quelli estetici.

Il settimo volumeAdria. Guida al Museo Archeologico Nazionale di Adria. ediz. italiana e inglese, a cura di Alberta Facchi e Stefania Paiola. La nuova edizione della guida, come la precedente da cui trae ispirazione, si sviluppa seguendo il percorso museale e restituendone in maniera incisiva le chiavi di lettura: il visitatore è accompagnato alla scoperta del Museo con testi suggestivi, schede focus di approfondimento ed un impianto grafico che aderisce ancora di più al racconto tra le sale che da sempre, cifra caratteristica dell'allestimento, si dipana attraverso il colore.

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